Lettera ai miei coetanei
di Valentino Losito
Cari over 65…e dintorni
alcuni anni fa, come molti voi, ho visto “La Grande bellezza” del regista Paolo Sorrentino, un film molto coinvolgente e toccante, di cui ho mandato a memoria una frase del protagonista, il giornalista Jep Gambardella, interpretato dal grande Toni Servillo. “La più consistente scoperta che ho fatto pochi giorni aver compiuto sessantacinque anni – dice Gambardella – è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare”.
Non sempre, anche dopo i 65 anni, ci capita di fare solo le cose che più ci piacciono: spesso – o quasi sempre – è la vita a scegliere per noi e a portarci su sentieri che avremmo evitato di percorrere. Essere entrati nel quarto tempo della vita, ci deve
però far prendere coscienza della preziosità del tempo che, specie alla nostra età, non può più essere solo il “kronos” che scorre inesorabilmente, ma soprattutto il “kairos”, il tempo inteso come qualità, come opportunità per rallentare e allargare la vita. Come ammoniva Albert Einstein “il tempo è relativo, il suo unico valore è dato da ciò che facciamo mentre sta passando”.
Cosa facciamo mentre il tempo della nostra vita sta passando? Quali occasioni possiamo cogliere? Due anni fa, mi è stato chiesto di guidare la Università dell’Anziano della mia città, Bitonto, e mi è sembrata un’occasione, tanto inattesa quanto propizia, per condividere e restituire una parte dei tanti voti ricevuti dalla vita.
Molti amici hanno aderito all’invito di entrare a far parte di questa comunità. Altri continuano a giustificare il loro rifiuto, con la circostanza di non essere, soprattutto di non sentirsi (a dispetto dell’anagrafe) anziani e che il solo fatto di diventare soci di un’università della terza età porti con sé l’inesorabile “marchio” della vecchiaia. Non tesserarsi – insomma- sarebbe una sorta di elisir di eterna giovinezza.
Nell’immagine posta sopra il titolo, vi è l’illusione anatra-coniglio, una rappresentazione figurativa proposta nel 1892 dallo psicologo statunitense JosephJastrow, per illustrare una forma di illusione ottica. La figura è composta da un’unica immagine che, alternativamente, può essere percettivamente come la testa di un’anatra (che guarda verso sinistra) oppure di un coniglio (che guarda verso destra): è così anche per ogni tempo della vita, dipende da come lo si guarda e lo si vive.
Le Università della Terza Età sono una risposta non assistenzialistica al disadattamento della vecchiaia, alle richieste di cultura e di socialità della gente che, andata in pensione, improvvisamente può sentirsi priva di relazioni sociali. Esse sono sorte nel 1973 a Tolosa per iniziativa del francese Pierre Velas che decise di condividere con i suoi coetanei i suoi libri e il suo sapere.
La vecchiaia – o la condizione di anziano – se proprio la prima parola mette così tanta inquietudine, non è quindi un tempo – un kronos – da temere sentendolo vuoto e inutile, ma un tempo, un kairos, che può dare ancora molti frutti. Proprio la sensibilità, le competenze, le conoscenze maturate e acquisite con gli anni, la capacità di cogliere pensieri anche non espressi, l’inclinazione per attenzioni e pensieri da rivolgere agli altri, dettati dall’esperienza, sono un patrimonio di ricchezza, una fonte inesauribile di serenità e speranza, un dono da custodire e condividere con solidarietà. Il quarto tempo della vita va visto ma soprattutto vissuto nel verso giusto.